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Cellule della pelle e del sangue diventano cellule embrionali, topi femmine diventano topi maschi, topi maschi diventano topi femmine, specie cambiano specie: non vi è dubbio che siamo arrivati al punto in cui definire l'identità a livello biologico è un'operazione destinata al fallimento, perché il concetto stesso di identità sembra avere poco senso, in natura. La cellula può decidere di cambiare forma e funzione, e quindi identità, anche dopo aver assunto la sua forma definitiva, considerata fino a poco tempo fa immutabile e irreversibile. Il genere, cioè l'essere maschi o femmine, è anch'esso soggetto a mutevolezze che possono stravolgerne il senso - ci sono organismi bisessuali o transessuali la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro stessa sopravvivenza. Pure la specie può cambiare. È proprio la mancanza di identità a rendere possibile la vita, ed è il concetto di plasticità, in contrapposizione a quello di identità, a caratterizzare la natura. Se assumiamo questo sguardo, gli sviluppi della scienza ci spaventeranno di meno, perché ci riveleranno ciò che la natura sa già da miliardi di anni e le questioni ideologiche legate a tematiche di tipo sessuale, specista o razziale non potranno così più ammantarsi di una inesistente realtà biologica. Ed additare come 'contro natura' certi comportamenti assolutamente naturali significherà ignorare la realtà delle cose scegliendo, deliberatamente, di essere 'contro la natura'.